COMMEDIE

In questa pagina abbiamo voluto riassumere tutte le commedie che il Gruppo Spontaneo ha portato in scena. Per ognuno troverete una breve sinossi.


“Se ppè ccambà tòcche morì”

Opera collettiva 1981


“E’ ddiàvolo fa e’ bbignatti, ma e’ ggupierchi ‘un ‘ i sa fà”

Tre atti di Girolamo Pesciaroli   – Regia G.S.C.  1983

SINOSSI: La Commedia “E’ ddiavolo fa  e’ bbignatti ma e’ ggupierchi ‘un ‘i sa fà” vuole essere un brano di vita canepinese degli inizi di questo secolo, più modestamente uno spaccato sull’esistenza della povera gente, i suoi usi, i suoi costumi, i suoi drammi e anche le sue meschinità.
Teressia, una povera tessitrice di canapa, decide , con l’aiuto di una comare esperta in arti occulte, o presunta tale, di far sposare sua figlia Marietta con Peppe l’Ammastone, piccolo produttore di canapa, servendosi di una “pizzetta amorosa”. Quando tutto è pronto il Caso fa un curioso intervento.
Sfondo storico di questa semplice vicenda e l’emigrazione in America intorno al 1910, anni in cui molti canepinesi, costretti da una estrema indigenza, decisero di abbandonare la propria terra, i propri affetti per un’avventura che, nella maggior parte dei casi, deluse le aspettative economiche e sociali di chi la intraprese.


“Quèllo che sse semènde s’areccòje”

Tre atti di Girolamo Pesciaroli  – Regia G.S.C.  1985

SINOSSI: Quello che sse semènde s’areccoje” è un lavoro teatrale il cui titolo è ancora volutamente un proverbio. Crediamo,infatti che i proverbi siano l’espressione caratterizzante della cultura e della saggezza popolare, che esprimano concisamente il modo di sentire e di vivere gli avvenimenti da parte di una comunità.
La giustizia che tradisce la verità, regalando in galera un innocente, può, a volte, generare sfiducia nelle istituzioni. In casi disperati e in certi periodi storici può addirittura spingere a collocarsi fuori di esse. Questa la storia di Meco, giovane fattore, accusato dal proprio padrone di aver rubato alcuni sacchi di castagne e ingiustamente condannato. La sua reazione sarà la fuga dal carcere insieme a dei briganti. Forse il caso, o forse un intervento miracoloso, lo salverà dalla vita di macchia e punirà l’arroganza del padrone.
La vicenda si svolge negli anni che vanno dalla fine dello Stato pontificio alla costituzione dello Stato Italiano e il brigantaggio assume nella rappresentazione la connotazione che gli è propria nei racconti dei nostri nonni, in cui il brigante era visto in molti casi, come colui che si poneva ai margino della società, spinto dallo sdegno per qualche ingiustizia subita.


“Mèjo tardi che mmai”

Tre atti di Girolamo Pesciaroli – Regia G.S.C.  1987

SINOSSI: Parlare del problema degli anziani, del rapporto padri figli, è rischiare di cadere nel retorico, nello scontato. Propone un’analisi di questo problema, un chiave teatrale, alla propria comunità e rischiare anche di urtare la suscettibilità della propria gente, per le implicazioni di carattere personale che ciò comporta. Nonostante queste considerazioni, questo nuovo spettacolo, dal titolo “Mèjo tardi che mmai”,  si avventura nell’interpretazione del problema, sperando di riuscire a proporre una riflessione, attraverso un testo che si basa sull’invenzione, ma che scaturisce da una realtà che, in qualche modo, perché padri o perché figli, ci investe tutti.
La vicenda, che può collocarsi ai primi decenni del Novecento, è la storia di un padre che, ormai vecchio, avverte che i figli, a cui ha dedicato la sua vita e a cui ha risparmiato, forse per eccessivo affetto, fatica e responsabilità, sono cresciti superficiali, immaturi incapaci di affrontare il lavoro e la realtà. Cercherà di rimuovere questa situazione offrendo di dividere tra loro l’eredità anzitempo. Questo tentativo avrà come effetto l’abbandono da parte dei figli, la malattia del vecchio il e il suo sconforto. Ma l’autocommiserazione durerà poco perché il nostro è un vecchio a cui la vita ha insegnato l’arte di arrangiarsi e anche in questo frangente riuscirà a trovare la chiave risolutiva.


” E’ bbasso ppiù llungo d’ ‘a zamba”

Tre atti di Girolamo Pesciaroli – Regia G.S.C.  1990

Primo premio alla terza edizione del Phersu d’argento

SINOSSI: “E’ bbasso ppiù llungo de ‘a zamba” è la rilettura in chiave brillante  del periodo del boom economico che segnò l’avvio di un consumismo, molto spesso acritico, che portò a identificare il consumo con l’idea di progresso. L’oggetto cominciò a essere visto come status symbol, perché caricato di significati che vanno oltre la funzione e, quindi, rivelatore di uno stato sociale e culturale. Se pur in chiave comica, il nostro lavoro vuole essere un invito alla riflessione su quegli anni, attraversati da cambiamenti sociali e di costume, profondi e significativi, che segnarono il passaggio dalla civiltà rurale a quella industriale. Quei cambiamenti possono avere valenza negativa o positiva a seconda di chi li giudica. Così è nella nostra storiche vede contrapposti, in tal senso moglie e marito e in cui gli oggetti assurgono a protagonisti in quanto origine del contendere in modo particolare la televisione, portatrice di immagini di un mondo non sempre reale, la cui presenza cambia le abitudini, alimenta, attraverso la pubblicità, il desiderio di consumo. Ciò può anche spingere ad acquistare, senza tener conto della propria realtà economica, provocando così situazioni al limite della legalità.
La rinuncia all’elettrodomestico avvierà il processo di riscatto della famiglia, che si riscopre tale nel ritrovato dialogo.


“Còmme se siòne se bballe”

Tre atti di Girolamo Pesciaroli – Regia G.S.C.  1993

SINOSSI: “Comme se siòne se bballe” rappresenta un’altro frammento di vita canepinese e si pone cronologicamente all’indomani di quel momento, particolarmente doloroso per la nostra comunità, costituito dal bombardamento del 1944.
La commedia vede ancora protagonista la gente del popolo abituata a subire, più che a vivere, le vicende storiche, nel senso che mai è coinvolta nelle scelte ideologiche e politiche che determinano la storia stessa . In tutti gli eventi bellici è proprio questa gente che paga il tributo più alto in termini di vite umane e di disagi. Cosi nella nostra storia che incrocia, ma allo stesso tempo trascende, i fatti storici , per guardare con più interesse ai fatti esistenziali dei personaggi appartenenti a un microcosmo permeato da tradizioni, credenze e da un forte spirito di appartenenza alla propria comunità. E’ a questo immenso patrimonio, testimoniato dalla preziosa memoria dei nostri vecchi, che si ispira all’opera di scavo e di recupero in chiave teatrale di un mondo che sta inesorabilmente scomparendo, un mondo popolato da personaggi dai nomi più comuni, ma dai soprannomi originali ed eloquenti, che vivono una condizione immutabile come il tempo, che scorre scandito dal ritmo delle stagioni, dai lavori nei campi e dai rituali legati alle feste. Sono uomini che umiltà e coraggio di vivere trasformano in dignitosi eroi, la cui peculiarità è una schietta semplicità paesana che, nella nostra storia, si contrappone all’artificioso galateo urbano.
Un cittadino, losco figuro, dai modi falsi e accattivanti, carpisce la fiducia di una famiglia Canepinese  duramente segnata dalla guerra, approfittando della sua buona fede per coprire i propri traffici illeciti. L’amara scoperta dell’inganno darà vita a un sentimento di sfiducia nei confronti del genere umano. La preparazione della festa di Santa Corona, patrona di Canepina, vissuta, oltre che in senso religioso, anche come impegno nei confronti della propria comunità, avvierà un processo di rinascita sociale e affettiva che segnerà la ripresa della vita all’insegna della fiducia e della speranza.


“Finghè cc’ è vvita …cc’ è speranza”

Tre atti di Girolamo Pesciaroli – Regia G.S.C.  2005

Primo premio alla XI° edizione del Phersu d’argento

SINOSSI: La commedia “Finghè cc’è vvita…cc’è speranza” è ambientata nei primi anni ’70 ed è la storia di un’adozione internazionale vissuta e vista attraverso gli occhi di due nonni canepinesi. In quegli anni già si cominciava ad avvertire la crisi del mestiere del bottaio, tradizionale occupazione di molti canepinesi.
Il bottaio Cesare e sua moglie Rosina, saputo della sterilità della propria figlia a seguito della vita ginecologica , sono costretti a vivere nel momento l’angoscia profonda per l’impossibilità a diventare nonni. La loro vita diventa un tormento, lì attanaglia un dolore profondo per la certezza che per loro non ci saranno eredi. La scelta della figlia di adottare un bambino per certi aspetti giunge speciale. Ma alla fine aggiungerà dubbi e incertezze alla penosa situazione; perplessità alimentate dalla paura e dai pregiudizi nei confronti del diverso.


“Tutto è bbene quello che fenisce bbene”

Tre atti di Girolamo Pesciaroli – Regia G.S.C.  2019

SINOSSI: La famiglia di Ndonietta e Lisandro è un microcosmo in cui si sviluppano tutte le tematiche sociali che Momo ha trattato: la condizione della casalinga, l’accettazione del diverso, l’incomunicabilità derivante dall’uso patologico dei social, la tossicodipendenza, l’inquinamento ambientale, l’aborto e il rispetto della vita. Le tematiche affrontate sono derivate dalla voglia, dal desiderio di chi ha voluto portare a termine un discorso iniziato nel 1981, come se temesse quasi che ci fosse poco tempo.


Viterbo teatro tenda ARCI anno 1981 "la prima Uscita del gruppo"
Viterbo Teatro UNIONE anno 1981
Viterbo Teatro UNIONE a favore AVIS -AIDO anno 1984
Sorano Grosseto Festival del teatro e delle tradizioni popolari (a carattere nazionale) II - III - VIII ANNO 1984-1985-1990
Manciano Grosseto Rassegna teatrale anno 1986-1987
Acquapendente anni 1984-1985
Orte Rassegna di teatro popolare dialettale dell'Umbria nell'ambito del VIII mediovale  anni 1987-1993-1997-1998
Caprarola anni 1983-1996-1997-2001-2005-2007-2008-2009-2010-2014
Soriano nel Cimino anno 1984-1985-1987-1989-1990-1998-2001-2004-2005-2006-2007-2008-2009-2010-2011-2012-2014-2015-2016
Vignanello anno 1983-1985-1987-1990-1993-1998-2000-2001-2002-2005-2008-2009-2014-2015-2016
Vallerano "Salviamo una piazza" Oratorio anni 1983-1985-1995-1997-1997 Santo patrono anno 2005 - 8 Maggio
Vallerano ristorante La quiete anno 2012
Canepina anni dal 1981 al 2017
Viterbo festa del l'Unità Prato giardino anno 1985
Vasanello avis anno 1987
Civitella d'Agliano anno 1985-1986-1987
Canino sagra dell'olio anno 1988
Celleno anno 1988
Marta anno 1999
Vitorchiano anno 89-90-99-2001-2002-2014 sagra del peperino
Vasanello anno 1989-1990-1993
Ronciglione anno 1991
San Michele anno 1991
Blera anno 1991
Vetralla anno 1991-1993-1996-1997
Viterbo cinema azzurro serata di beneficenza " Ente Nazionale Sordomunti" anno 1993-1996
Carbognano anno 1991-1993-2004-2005-2007-2009
Tuscania Teatro rivelino anno 2005
Viterbo Santa Barbara anno 1995-1996-1997-2000
Vejano anno 1996
Sant'Oreste anno 1996
Fabrica di Roma anno 1996-1997-2002-2010
Comunità Montana dei Cimini anno 1998
Bassano Romano anno 1998-2009
 Orte stazione anno 2001
Viterbo a favore ADMO anno 2001
Bagnaia anno 2001
Santa Marinella anno 2001
Viterbo anno 2001 San Francesco
San Martino al cimino anno 2002 Rassegna teatrale
Sant'Eutizio festa patronale 2008
Monterosi anno 2008-2009
Momteromano anno 2008
Viterbo Palazzo Gentili "incontri gentili" 2011-2014 in occasione di Caffeina
Capodimonte anno 2012
Vallerano San Vittore 2013 - 2017
Viterbo festa dell'uva  2011-2013 Pianoscarano
La Quercia anno 2013 -2015-2016-2017   Comunità San Crispino
Viterbo anno 2013 Carcere di Mammagialla rappresentazione di beneficenza
Viterbo anno 2013 ristorante da Zi Giulia al Bullicame
Viterbo anno 2012- 2013 festa sociale Banca di Viterbo
Viterbo anno 2015 festa sociale Banca di Viterbo
Corchiano anno 1997-2008-2009-2011- 2013-2014 festa patronale
Vallerano festa patronale San Vittore 2017
Vetralla Rassegna teatrale organizzata dal comune 2017
Rassegna Teatrale Dialettale Monti Cimini - Teatro Caffeina (2018)
Rassegna Teatrale Vignanello - Tetaro Comunale (2018)